Più della metà degli italiani vive in città di dimensioni medio-piccole. Un fenomeno che si è ulteriormente rafforzato nel corso degli ultimi anni in cui, anche sulla spinta della pandemia, molte persone hanno preferito lasciare le grandi città a favore di centri urbani di minori dimensioni. Questa tendenza ha rimesso le città medie al centro della riflessione politico-sociale e urbanistica, che intende rispondere alle grandi sfide che sta affrontando la nostra società – dal consumo del suolo all’inquinamento dell’aria, dal welfare locale all’innovazione imprenditoriale – anche e soprattutto a livello territoriale.
Le città si trovano quindi ad affrontare un percorso di rigenerazione urbana che si traduce in una transizione ecologica e digitale, anche su impulso del PNRR, che ha aperto importanti opportunità per i territori.
Come costruire, dunque, un futuro più sostenibile e inclusivo a livello locale? Nel suo libro “Città Italia - Dieci visioni e dieci città per una nuova Agenda della provincia italiana”, Roberto Bernabò, vicedirettore de Il Sole 24 Ore, ha voluto rispondere a questa domanda intervistando dieci studiosi, manager, imprenditori e professionisti italiani, e raccontando i progetti avviati da altrettante città di piccole e medie dimensioni.
Tra questi, il caso di Ferrara, vero modello in ottica di innovazione e sostenibilità, e il progetto AIR BREAK, che vede Dedagroup Public Services - insieme a SIPRO SPA, Politecnico di Milano, Università di Ferrara, Gruppo HERA, Lab Service Analytica srl e Fondazione Bruno Kessler - lavorare al fianco del Comune per ridurre l’inquinamento atmosferico del 25% in alcune zone della città nell'arco di tre anni.. Un caso virtuoso in cui l’Azienda del Gruppo ha messo a disposizione del territorio il proprio approccio data-driven e la propria solida competenza nell’ambito dei dati georeferenziati, e che testimonia come l’evoluzione verso le città del futuro sia già in atto.