Il Piano Nazionale
di Ripresa e Resilienza prevede sei diverse missioni con cui il Paese interpreta
quelle che sono le tre direttrici strategiche del NextGenerationEU,
ovvero digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica e inclusione
sociale.
Nell’analizzare le sei missioni identificate dal Governo
italiano, l’Osservatorio Supply Chain Finance della School of Management del
Politecnico di Milano ha messo in evidenza alcune
tematiche che potrebbero ricevere una spinta di sviluppo proprio
dall’applicazione della missione M1 – Digitalizzazione, innovazione e
competitività del sistema produttivo – illustrata nel PNRR. In particolare,
l’Osservatorio cita l’Equipment Finance, la Cessione dei Crediti Fiscali e il
Deep Tier Finance.
Solo fino a qualche anno fa era impensabile l’idea di non
possedere una autovettura e di utilizzarla, invece, come un servizio e non come
un prodotto da tenere in garage.
L’estensione di questo concetto anche ai macchinari
industriali evoluti e, direi, strategici per la competitività dell’intero
comparto industriale italiano è un cambio di paradigma che l’Equipment
Finance - soluzione per il finanziamento e il noleggio degli asset durevoli
in ottica di filiera - può innescare: nel piano Transizione 4.0 collegato alla missione
M1 sono infatti allocati fondi per circa 13 miliardi. È una prospettiva,
questa, che le industrie italiane possono interpretare in modo lungimirante,
mettendo da parte i timori derivanti dallo svelare – letteralmente dall’aprire
le porte delle fabbriche ad aziende che, in futuro, vorranno offrire prodotti e
servizi simili – le proprie punte di diamante: il valore creato con l’Equipment
Finance potrà essere reinvestito per mantenere il vantaggio competitivo nel
lungo periodo. È un cambiamento forte che, però, potrebbe far crescere
ulteriormente il giro di affari di questo settore.
La Cessione dei Crediti Fiscali, invece, è un approccio già visto all’opera durante la prima fase della pandemia e che, probabilmente, vede gli addetti ai lavori più veloci e propensi nel voler cogliere queste opportunità: si tratta di 14 miliardi erogati nell’ambito della missione M2 per i bonus di adeguamento energetico e anti-sismico degli edifici, ma esistono e verranno attivate anche diverse altre forme di Credito Fiscale a sostegno e impulso dell’economia in diversi settori industriali. In alcuni tavoli politici si sta pensando anche ad un ulteriore passo rispetto alla semplice cedibilità degli stessi. Meccanismi di scambio e circolarità dei crediti fiscali, magari anche abbinati ad una liquidabilità con strumenti diretti di pagamento, potrebbero costituire degli straordinari strumenti di accelerazione del processo di ripresa economica che si sta intravedendo nel nostro paese. In merito a questo sono già stati presentati in Senato degli importanti Disegni di Legge (in particolare il 1769 e il 1945) attualmente in corso di discussione in Commissione Economia e Finanza, in cui siamo direttamente coinvolti.
Infine, il Deep Tier Finance, che ha l’obiettivo di finanziare
le catene di fornitori oltre il primo step di provisioning – dando la
possibilità ai sub-fornitori di accedere a quel credito che non soltanto
permette loro di sopravvivere ma, in una ottica più ampia, consente all’intera
catena di restare in piedi, in modo solido, e lungo tutti i suoi snodi. Un
ambito in cui il nostro Paese si muove con concretezza e che ci vede impegnati
in modo sostanziale.
La partnership con FinDynamic sul
tema del Dynamic
Discounting ne è un esempio concreto e di successo: Impatto
Impresa è il progetto di Crédit Agricole Italia vincitore del Premio
ABI 2021 per l’innovazione degli Ecosistemi ed è nato proprio con l’obiettivo
di fornire un supporto concreto alle filiere produttive del Made in Italy.
La piattaforma digitale di Supply Chain Finance consente ai capo-filiera di
offrire ai propri fornitori servizi innovativi, integrati con i loro sistemi
gestionali, che determinano benefici importanti: l’ottimizzazione della quantità
di capitale circolante, il pagamento anticipato delle fatture – attraverso
liquidità propria (Dynamic Discounting) o per mezzo di un supporto creditizio
offerto dalla banca (Confirming).
È un processo che agevola la connessione tra
le grandi aziende e le PMI di filiera, supportando l’economia reale e dando un
sostegno concreto alla ripresa economica.
Osservare tali cambiamenti – e la commistione tra la filiera
industriale tradizionale e la filiera finanziaria – ci consente di evolvere il
nostro punto di vista in modo più inclusivo.
Si tratta di un approccio cui siamo abituati e che fa parte
del nostro essere un’azienda multindustry, laddove collaboriamo con diverse
migliaia di clienti che operano nei settori più disparati: dal food & beverage
all’automotive, dalla meccanica al fashion, fino alla pubblica amministrazione,
centrale e locale. Nel settore finanziario, lavoriamo con quasi tutte le banche
presenti in Italia, e in molte assicurazioni.
Navighiamo tra settori e approcci diversi. Così, il
tema dell’Open finance lo interpretiamo come spinta innovativa verso il
cambiamento, e non soltanto nella sua veste passiva di obbligo normativo con
cui le banche hanno dovuto, da un lato, condividere con nuovi operatori
emergenti i dati fino ad allora tenuti riservati oppure, dall’altro, hanno avuto l’opportunità di fornire dei servizi più estesi e
competitivi attraverso l’aggregazione delle informazioni multibancarizzate
dei clienti.
L’Open finance è l'opportunità per la banca di svolgere il ruolo di primo attore nelle dinamiche gestionali e collaborative dei diversi operatori del mercato. E questo grazie ad uno scambio di dati molto più costante e trasparente, che avviene all’interno di un ambiente molto più interattivo perché basato su nuove architetture a servizi e microservizi.
Al tempo stesso, la natura di azienda multindustry ci dà l’occasione di espandere la nostra visione sul tema dell'apertura dei dati e la costruzione di nuove relazioni. Questo approccio è ancorato alle forti e variegate esperienze su cui possiamo contare: i sistemi gestionali, i sistemi transazionali, i sistemi di controllo e di gestione finanziaria, sia lato banca sia lato aziende corporate. Tutto questo bagaglio lo utilizziamo per costruire nuovo valore attorno al concetto di Openness.
Soprattutto in un Paese come il nostro, che è forse uno dei paesi con l’economia più distribuita e circolare del mondo, il ruolo che può ricoprire la banca nei cambiamenti verso l’openness è determinante e foriero di grandi opportunità per chi saprà coglierle. Opportunità che stanno emergendo ed emergeranno dalla condivisione delle informazioni. Il dato è al centro, e il valore che si può oggi estrarre dalle informazioni è amplissimo.
Siamo in un momento in cui la banca ha l’opportunità di assumere il ruolo di guida di questo cambiamento sistemico. Nella propria capacità di condividere le informazioni, la banca diventa attore chiave nelle dinamiche di sostegno all’economia, fornendo nuovi prodotti e servizi collaborativi, e ponendosi in sintonia con i cicli produttivi e le problematiche gestionali dei clienti. Tematiche, queste, che trarranno anche un forte impulso dall’applicazione del PNRR.
La tecnologia è un forte abilitatore di questa evoluzione, così
come lo sono peraltro anche le normative, come ad esempio la PSD2 o il GDPR, che regolando di fatto
diventano degli acceleratori del cambiamento.
Tuttavia, l’elemento fondamentale per dare seguito ad un
processo di disruption è il valore che questo è in grado di apportare. In
tale ottica, l’evoluzione di sistema è cruciale e dovrebbe essere interpretata
come una occasione in cui l’apertura, dei dati bancari o degli stabilimenti
industriali, si fa elemento trainante nella costruzione di nuove relazioni e di
innovazione concreta.
Le evoluzioni di mercato indotte dall’open finance determinano
cambiamenti nei modelli di business: non solo l'ottimizzazione dei processi
produttivi, per esempio, ma anche e soprattutto evoluzioni significative nel
modo di fare banca, e nelle relazioni che questa mette in essere con l’ecosistema
di imprese con cui collabora, che rafforzano il rapporto banca-impresa,
banca-settore industriale, banca-filiera produttiva.
Continuare a investire per costruire nuove cooperazioni è
importante: fa parte di questo concetto di apertura, inclusione e allargamento
degli orizzonti. Lo possono fare le banche e lo possono senz’altro fare anche
le aziende.
Nell’ultimo periodo sono entrate in Deda Group nuove aziende
e nuovi partner di business, con l’obiettivo di rafforzare ulteriormente il
posizionamento nell’Open finance. Si tratta di investimenti molto rilevanti e di
collaborazioni strategiche che spaziano dal cloud e cybersecurity,
alla erogazione
e gestione del credito, alla gestione finanziaria e dei rischi,
per arrivare alla data intelligence.
Queste azioni di estensione del polo di aggregazione Deda
sono solide perché hanno al proprio interno progetti reali, che fanno parte di
una strategia chiara per esprimere con grande concretezza i concetti di open
finance e di open business.
Se i
dati sono utilizzabili perché disponibili, e le relazioni tra banche-imprese, anche attraverso gli operatori nodali di sistema, evolvono
più velocemente forti di questa condivisione, anche la significatività
dell’estrazione di basi di dati cresce in modo esponenziale applicando modelli
quantitativi evoluti. L’intelligenza
artificiale ci aiuta in questo: le correlazioni e la predittività che si
scoprono, per esempio, tra i dati comportamentali nella gestione degli incassi
e dei pagamenti di un’azienda e le sue proiezioni di pianificazione finanziaria
e di affidabilità creditizia, superano di gran lunga i risultati ottenibili con
i modelli tradizionali di analisi delle informazioni.
La centralità del dato è il fulcro di un progetto Deda Group nato e gestito insieme
a Fondazione Bruno Kessler, da cui scaturisce
il congiunto centro di innovazione Co-Innovation
Lab.
Il Digital Hub è stato realizzato in logica open, da
più punti di vista: il software, l’architettura, il data base nelle sue diverse
componenti per la gestione di data warehouse strutturati, di data lake e di
virtual data. Anche le componenti di interoperabilità e di data ingestion
rispondono alle moderne logiche di openness, garantendo le necessarie caratteristiche di sicurezza
(authority e cyber), privacy e consensi, crittografia e integrando anche le
soluzioni di data governance e di data quality, che assicurano la continua pulizia
e significatività del dato.
Nel Digital Hub convergono diverse fonti di informazioni:
Nell’ambito di questo progetto, Dedagroup Business Solutions ha sfruttato le potenzialità del Digital Hub per innovare le soluzioni e i servizi offerti nell’area finance. Così, le banche e le assicurazioni con cui lavoriamo hanno accesso diretto a nuovi scenari di business, immaginando più velocemente come potranno svolgere un ruolo di fulcro dei nuovi ecosistemi aperti. Alcuni esempi di progetti finance nati in seno al Digital Hub sono:
Il ruolo della banca come attore a sostegno dei processi di
trasformazione delle imprese da fornitori di prodotto a fornitori di servizi, ovvero
il processo di servitization, apre molte strade per pensare ad un nuovo modo di
affiancare finanziariamente l’azienda nella gestione della sua linea
produttiva.
La condivisione di dati e di misure inerenti il livello di
saturazione delle linee di produzione, di utilizzo di macchine e di impianti,
di necessità predittiva di manutenzione o di rischi operativi connessi, offre numerosi
elementi con cui è possibile riformulare il rapporto tra la banca e l’imprenditore.
In particolare, i servizi che gli Istituti Finanziari offrono
sono (ri)modellabili in modo più puntale, in relazione alla tipologia di impresa,
al suo settore di mercato o alla tipologia del territorio di appartenenza.
Nei casi di cui ci stiamo occupando, emergono spesso idee con
cui progettare nuovi prodotti di finanziamento o di copertura dei rischi, o formule
più sofisticate di gestione del finanziamento delle singole forniture e della
intera filiera produttiva.
Una tematica molto innovativa di cui ci stiamo occupando è il Machine to Machine Payments, ambito in
cui abbiamo già messo a punto tutta la tecnologia necessaria affinché questa
ulteriore evoluzione dei processi industriali e bancari consenta la facilitazione
dell’intero ciclo di gestione della finanza d’impresa.
In tale contesto, l’intelligenza artificiale offre
informazioni utili con cui progettare e gestire prodotti maggiormente in linea
con la reale situazione produttiva, corrente e prospettica.
Pensiamo, per esempio, a una macchina finanziata in modo
flessibile sulla base di indicatori di saturazione produttiva inviati attraverso
l’IoT e che emette fattura automaticamente. Questo documento è in seguito scontato
automaticamente, in un processo di ottimizzazione dei flussi di cassa in
entrata e in uscita che comprime gli oneri e le problematiche relative alla
gestione del circolante.
Focalizzare l’attenzione esclusivamente sui rendimenti finanziari e i fondamentali di un determinato settore o azienda è ormai diventato un esercizio parziale e gli investitori prestano sempre maggiore attenzione ai fattori ESG (environmental, social e governance) stimolando la spinta verso la transizione ecologica delle imprese nella ricerca di sostenibilità (anche economico finanziaria) per il sistema. La domanda di prodotti finanziari green o con rating ESG elevato è in fortissima crescita.
Il mondo finanziario e l’industria del risparmio gestito possono giocare un ruolo chiave per indirizzare le risorse degli investitori nei confronti delle aziende più virtuose e accelerare la transizione verso un mondo a net-zero emissions. Integrare nelle analisi del rischio i criteri ESG è diventato pertanto un tema centrale per le Banche e gli investitori istituzionali che richiedono tassonomie e dati di valutazione ESG anche per le piccole e medie imprese.
B-Value, la nostra soluzione per l’analisi dinamica e
prospettica dell’azienda, unisce un approccio qualitativo di raccolta dei dati
relativi ai fattori ambientali, sociali e di governance ad un modello
quantitativo di valutazione delle performance ESG delle imprese. La soluzione
si colloca nel processo di valutazione del credito, con l’obiettivo di fornire
un monitoraggio puntuale di progetti, indicatori e KPI ESG, in un percorso di
accompagnamento banca – impresa verso una transizione sostenibile.
È affiancando l’impresa con soluzioni come quelle appena
descritte che la banca, o meglio la bancassicurazione, è partner proattivo nel
viaggio di evoluzione dell’imprenditoria. La banca del futuro deve rafforzare e far volvere il proprio impegno nel presidio del mercato B2B: un cambiamento ineluttabile, un’opportunità
da cogliere.
In tale contesto, l’interoperabilità tra i sistemi, la
condivisione delle informazioni e la possibilità di estrarre nuovo valore dal
dato costituiscono le leve tecnologiche che abilitano l’openness e le nuove
normative, e in particolare il PNRR, saranno acceleratori di questa evoluzione.
Così la banca può contribuire ad un ecosistema di maggior
valore, diventando un catalizzatore forte nel B2B e fornendo un grande impulso
all’economia nel momento in cui, grazie alla tecnologia, riesce ad affiancarsi
all’imprenditore non soltanto come seller tradizionale di prodotti finanziari
standard, ma come nuovo agevolatore del business, contribuendo alla
semplificazione e ottimizzazione delle problematiche gestionali nel percorso di
digitalizzazione, di networking e di servitization.
Per realizzare questa transizione, la banca dovrà ad esempio
passare dalla vendita del prodotto finanziario di sconto fattura, al supporto
finanziario esteso, come con il dynamic discounting; oppure da un prodotto di
investimento a scaffale ad un prodotto di finanziamento/investimento
sincronizzato con le necessità di cassa correnti e prospettiche generate dal
ciclo produttivo
Gli esempi possono
essere tanti e vanno tutti nella direzione di creare un nuovo rapporto
banca-impresa che valorizzi la finanza d’impresa: soltanto così questa diventa,
davvero, una finanza di ecosistema, una finanza che potremmo definire Ecofinance.
Due facce della stessa medaglia che vedono nella commistione virtuosa il vero
obiettivo su cui lavorare.
La banca diventa
in questo modo il fulcro di un ecosistema finanziario più ampio e l’agevolatore
di un cambiamento strutturale del sistema. Per farlo, occorre che si sviluppi
una maggiore consapevolezza in merito al suo ruolo di guida verso tale
evoluzione. Un’evoluzione che facendo leva proprio sulla tecnologia conduce ad
un miglioramento sociale ed economico per tutta la collettività.