Ogni giorno usiamo, spesso
senza accorgercene, l’informazione geografica. Da quando saliamo in macchina e
impostiamo il navigatore, a quando riceviamo la notifica sul traffico o il
tempo che impiegheremo a raggiungere la meta, a quando usiamo il nostro device
per ricordare dove abbiamo parcheggiato la macchina la sera prima.
Perfino i social ci offrono
le previsioni meteo giornaliere riconoscendo la nostra posizione.
Non è un Grande Fratello
ma è l’effetto dell’identificazione della nostra posizione geografica nel mondo
reale e in modo dinamico, cioè della nostra geolocalizzazione.
La geolocalizzazione che oggi permea la nostra
vita non è altro che la versione evoluta e real time della georeferenziazione, il concetto che sta alla base dei Geographic Information Systems o GIS.
I GIS nascono nei lontani anni ottanta dall’idea di integrare le
tecnologie CAD con le informazioni grafiche e descrittive associate al
territorio. La rappresentazione e il dato territoriale fusi in un concetto: una
complessità tecnologica che, da allora, ha fatto molta strada.
Oggi l’informazione
geografica, o meglio la Digital
Geography promossa dai GIS, è impiegata in modo pervasivo in diversi
ambiti: dalla gestione di elementi naturali o antropici, alla tutela dei beni
culturali, all’edilizia, alla viabilità e ai trasporti, all’agricoltura e alla
tutela ambientale, alla sanità e alle multiutilities.
Un ambito che, nell’ultimo
quinquennio, si è evoluto come mai in passato, agendo come uno degli elementi
chiave della più ampia e globale Digital
Transformation e raggiungendo a livello mondiale un valore di mercato non inferiore a 150bilioni
di dollari (fonte, Anusuya Datta, vicedirettore di Geospatial
Media & Communications una delle più importanti testate di
settore, dato riferito al 2016) con un tasso di crescita del 30% annuo dal 2013
(fonte Oxera Consulting Ltd. “What
is the economic impact of Geo services? Summary report Prepared for Google”).
La trasformazione da
un settore per pochi addetti ai lavori a uno dei cardini della Digital
Transformation è dovuta all’avvento del Web e, soprattutto, alla rivoluzione
innescata da Google e dalle sue applicazioni Google Maps e Google Earth, che
hanno reso i contenuti geospaziali e le mappe onnipresenti nella nostra vita
quotidiana.
La proliferazione dei dati e dei sistemi con cui condividerli –
includendo le informazioni su tempo e spazio - ha nascosto la complessità
concettuale e tecnologica del GIS (nozioni di fotogrammetria e di proiezioni
cartografiche, GPS, Datum, etc.). Con diversi benefici, in molti ambiti
differenti.
La geolocalizzazione
ha, per esempio, attivato un circolo virtuoso di creazione ed erogazione di
servizi basati sul nostro posizionamento geografico direttamente dai nostri device.
In questo modo, oggi prendiamo quotidianamente decisioni informate sulla base della
nostra posizione, del percorso ottimale, del negozio più vicino, delle
condizioni meteo nella nostra località.
La posizione geografica è diventato punto centrale di molti processi decisionali:
"La posizione fornisce l'impronta
sottostante e il tessuto su cui possiamo prendere decisioni intelligenti",
osserva Mladen Stojic, presidente Hexagon Geospatial. "Se non sai dove sei, non puoi prendere
decisioni su una situazione specifica. La posizione è veramente il più comune
denominatore comune".
Non a caso quest’anno la Conferenza Esri Italia
2017 è stata aperta dal Presidente Bruno Ratti con queste parole: “La Digital Geography, in risposta alle sfide
della sostenibilità, sicurezza e qualità della vita portate da processi
naturali e antropici, ha diffuso e sta diffondendo i suoi principi ben oltre i
confini della cultura della geografia classica, creando una nuova disciplina
che possiamo chiamare “The Science of Where”.
Oggi anche i grandi player dell’IT tradizionale stanno affrontando il tema della Digital Geography, un argomento che fa parte del nostro Dna aziendale - e delle competenze che portiamo al mercato - in molteplici ambiti come, ad esempio, le smart city, le smart grid, le telco.
Il Manufacturing è incluso in questo
processo: “La Digital Geography è parte
integrante di diversi processi di trasformazione dell’Industry 4.0, soprattutto
nei settori delle reti tecnologiche, della logistica e della distribuzione, del
marketing e della business intelligence” ha sottolineato Guido Romeo,
giornalista de “Il Sole 24 Ore" nel corso della Sessione Plenaria della
Conferenza Esri Italia 2017.
La diffusione della Digital Geography permea
anche la Pubblica Amministrazione. La condivisione di dati e di sistemi – le
infrastrutture materiali e immateriali - è al centro del percorso di
trasformazione digitale indicato da AgID.
Nel “Piano
Triennale per l’Informatica nella Pubblica amministrazione 2017–2019”,
pubblicato la scorsa settimana da AgID, si pone l’accento sulla costruzione di
un unico sistema informativo della Pubblica amministrazione che unisca il
centro e la periferia attraverso un framework di riferimento che è organico e
condiviso a tutti i livelli. In tale contesto, il territorio è attore
importante del processo di cambiamento delle PA.
Non si tratta solo di adeguarsi a un nuovo
modello nazionale ma, anche e soprattutto, di comprendere come portare a fattor
comune dati, sistemi e processi e di come questa evoluzione rappresenti un’occasione
di efficientamento cruciale per tutte le PA.
Al tempo stesso, in tale contesto il
territorio diventa attore dell’execution di una strategia nazionale, facendo sì
che questa sia correttamente implementata in periferia. Mettere al centro i
dati e i sistemi significa spingere l’acceleratore su tali aspetti: nella creazione, grazie al cloud, di
Infrastrutture condivise tra diversi Enti; nel riutilizzo di servizi di base
grazie a un modello di interoperabilità più snello; nella condivisione di banche dati tra Pubblica Amministrazione, erogatori di
servizi pubblici e imprese, nel raccogliere e portare a sintesi le informazioni
provenienti dai sensori diffusi sul territorio.
Ancor più di prima, oggi il territorio è
lo spazio in cui sono custodite informazioni chiave per governare bene o per ottimizzare
le operation. Si tratta di uno spazio che esige il raccordo tra centro e
periferia in modo univoco, proprio come indicato nel piano di AgID.